Come un cavaliere antico: Salvatore Montalbano e il suo archivio
Una strana telefonata
Nella primavera del 2011 ricevetti una strana telefonata da un ricovero per anziani in zona Gorla, a Milano. Un operatore di quella struttura mi contattava per conto di un’anziana signora ultracentenaria, ivi ricoverata: il desiderio della signora era mettere al sicuro la documentazione che conservava, ossia le carte del padre, Salvatore Montalbano, che aveva partecipato alla prima guerra mondiale. Ovviamente mi dissi disposto a far visita all'anziana e concordai una data. Pensavo di dover incontrare una persona caduca, piegata dagli anni, invece quello fu uno degli incontri più vivaci che abbia mai avuto da quando faccio l’archivista in Fondazione ISEC.
La signora Lina Montalbano
La signora Lina Montalbano era un’arzilla vecchietta, anche se purtroppo da qualche tempo aveva perso l’uso delle gambe ed era costretta su una sedia a rotelle. Allegra, vivace intellettualmente, pronta nelle risposte, curiosa, umanamente disponibile, molto benvoluta dalle infermiere della struttura, la signora cercava un luogo definitivo di ricovero per la documentazione che aveva ricevuto da suo padre. Vedova da molti anni, aveva perso anche l’unico figlio ed era rimasta sola, temeva quindi che alla sua morte le carte da tanti anni custodite potessero essere disperse. Assicuratasi del fatto che Fondazione ISEC fosse disponibile ad accogliere il suo “tesoro di memorie”, aveva tirato un commovente sospiro di sollievo.
Salvatore Montalbano: un giornalista che voleva essere sceneggiatore
Salvatore Montalbano nasce a Firenze nel 1883 e si laurea in giurisprudenza all’Università di Palermo: giornalista, tra il 1910 e il 1915 è sceneggiatore cinematografico di film muti (mai sfociati in film veri e propri, ma dai titoli significativi: “Il bacio rosso”, “Il tatuato, “In viaggio di nozze”: storie di grandi passioni, drammi e intrecci avventurosi).
Volontario in guerra e una triste fine
Nel 1915 parte volontario, da fervente interventista, per il primo conflitto mondiale come tenente di cavalleria e cronista di guerra. Impegnato sul fronte del Medio Isonzo, dopo alcuni mesi in prima linea subisce un avvelenamento da gas asfissianti che gli provoca danni irreversibili al sistema respiratorio. Muore, dopo anni di sofferenze, a Fasano del Garda nel 1928.
Un'eredità preziosa
La giovanissima Lina ricevette dal suo papà una cartella di documenti relativi a questa esperienza bellica: in primo luogo un diario manoscritto redatto da Salvatore a caldo, nell’immediatezza degli eventi vissuti. In una prosa aulica, in cui traspare l’influsso dello scrittore italiano più famoso dell’epoca, Gabriele D’Annunzio (del cui figlio peraltro Salvatore fu amico), Montalbano racconta la vita quotidiana al fronte: i monti della valle dell’Isonzo, il Merzli, una montagna di appena 1.359 metri di altitudine, e altre cime di non più di 2.000 metri su cui sacrificarono la loro vita migliaia di soldati italiani; la paura, l’ansia del combattimento ma anche
i momenti conviviali o quelli di sconforto e di lutto per la morte dei commilitoni; la natura indifferente agli affanni degli uomini in guerra.
Oltre al diario, la cartella contiene anche alcuni documenti personali di Montalbano: attestati di decorazioni ricevute, copie di direttive dei comandi, alcuni giornali che venivano distribuiti alle truppe. Poche carte invero, ma sufficienti per tratteggiare il carattere di un uomo e la vicenda che ne segnò l’esistenza.
Quel giorno del 2011, mi accomiatai dalla signora Lina portando con me la preziosa busta di documenti che lei per oltre ottant’anni aveva custodito con tanto amore nel ricordo di un papà affettuoso, che le era mancato troppo presto.
In quel momento ebbi come non mai la sensazione di svolgere un lavoro umile ma prezioso per la collettività: quello di chi raccoglie, descrive, conserva e mette a disposizione di tutti e tutte gli archivi, un misconosciuto patrimonio culturale attraverso cui è possibile ripercorrere la storia del nostro paese e degli individui che lo hanno abitato nel corso dei secoli.
Alberto De Cristofaro
Le immagini che illustrano il testo sono tratte dal Fondo Montalbano Salvatore.