Luigi Firrao, un uomo dai molti talenti nelle carte del suo archivio
Solo uno tra tanti?
Luigi Firrao, chi era costui? potremmo dire parafrasando "I promessi sposi" e trattando con superficialità un personaggio che merita invece ben altra considerazione (come del resto la meritava il filosofo stoico Carneade di Cirene su cui s’interrogava il pavido don Abbondio nel capolavoro di Alessandro Manzoni). Quella che ci viene restituita dalla documentazione d’archivio è infatti una figura pirandellianamente multipla, ricca di sfaccettature, interessi, passioni, idiosincrasie. Al fondo, però, c’è un elemento unificante: una estrema serietà e dirittura morale che ne contraddistingue l’agire sin dalla giovinezza.
Luigi Firrao nasce a Roma nel 1927 e muore ancor molto giovane, per un incidente in mare a Porto Ercole (amava fare immersioni), nel 1975. Giovanissimo, nel 1944, aderisce al Partito d’Azione; successivamente, nel 1946, si iscrive al Partito comunista italiano.
Diplomatosi al liceo classico, frequenta per pochi anni l’università (facoltà di chimica), ma l’attività politica ne assorbe ben presto tutte le energie.
Il Pci, tra il 1948 e il 1953, lo manda nel Viterbese a dirigere le lotte dei braccianti agricoli contro i latifondi dei Torlonia fino all’arrivo dell’Ente Maremma e la promulgazione della riforma agraria con la legge stralcio n. 841 del 21 ottobre 1950. In quegli anni subisce anche arresti e condanne per la sua attività politica.
Un manager democratico
Terminata questa esperienza dirige per qualche tempo l’azienda paterna di prodotti elettromedicali, in seguito viene assunto da una società di Milano, la Misal, produttrice di macchine utensili con una sede a Roma. All’interno della Misal, pur essendo ben note le sue idee politiche, riesce a fare una notevole carriera diventando un dirigente, ma subendo discriminazioni da parte della proprietà (nessun versamento all’Inps per la pensione e pagamento solo di piccole percentuali sulle macchine utensili vendute). Nel corso degli anni ’60 Firrao si interessa a diverse questioni connesse con il suo ruolo di manager, e in particolare al tema dell’organizzazione del lavoro e, parallelamente, al tema delle condizioni di lavoro nell’industria.
Un uomo dai molti interessi
Contemporaneamente coltiva altri interessi che trovano nelle carte del suo archivio ampio rilievo: in primo luogo si occupa, insieme a Giulia D’Angelo, sua compagna di vita dal 1962, di ricerche sulla cultura popolare collaborando con il “Nuovo Canzoniere Italiano”, con Nuova Scena, Nanni Ricordi, Gianni Bosio, Dario Fo e Franca Rame. Nel 1963-64, Luigi e consorte collaborano con l’Arci per l’organizzazione di comizi cantati e allestiscono a Roma uno spettacolo di cantastorie siciliani con Ignazio Buttitta, Otello Profazio, Vito Santangelo e Ciccio Busacca. Nel 1965, Luigi e Giulia, organizzano il primo cabaret politico italiano, “l’Armadio”, con sede a Roma in via La Spezia, nel quartiere di San Giovanni. Al Cabaret collaborano: Marco Ligini, Leonardo Settimelli, Elena Morandi, Ines Carmona, Jan Antonio Anteguera, Juan Capra, Castronuovo, Alfredo Liberatori e molti altri.
Fuori dal Pci
La storia “politica” di Firrao non si esaurisce nel Pci, perché nel 1969, dopo una sua presa di posizione a favore del Movimento studentesco, viene radiato dal partito e aderisce con la moglie al movimento del “Manifesto”. Dagli anni 1968-69, fino alla morte, insieme a Giulia si occupa di organizzazione capitalistica del lavoro, intervistando numerosi operai e operaie. Firrao poi organizza una serie di lezioni sull’argomento all’Università di Roma.
Alberto De Cristofaro
Le immagini che illustrano il testo sono tratte dal Fondo Firrao Luigi.